Il Lanciavicchio ha incontrato spesso le opere di Silone ed è tornato sulle sue parole in fasi artistiche alterne, chiedendo alle sue pagine immagini antiche per raccontare un Abruzzo non conosciuto.
Ancora più spesso la compagnia ha inseguito l’autore per distillare suggestioni etiche che potessero rivelare nel panorama contemporaneo le tracce ancora indelebili di quel passato arcaico:
le tracce ancora presenti, ancora pesanti.
Interrogare la storia d’Abruzzo anche attraverso Silone è infatti scoprire l’architettura di una terra che si presenta ancora oggi percorsa da contrasti e conflitti, sbiaditi dalla modernità ma non meno efficaci.
La terra d’Abruzzo, rappresentata spesso come landa bucolica di una umanità troppo ingenua per entrare nella storia, ritrova con Silone la forza di affermare la propria esistenza e recuperare un diritto di parola negato dai secoli; e Celestino diventa simbolo del coraggio di entrare in quella storia proprio attraverso la negazione, la ribellione e la coerenza.
Ed è proprio la presunta ingenuità di Pietro Celestino che restituisce un volto a quell’Abruzzo maltrattato ieri e oggi dalla corruzione, il volto comunque sorridente di chi non si lascia sedurre dalle tentazioni del potere.
La storia dell’uomo divenuto Papa è trattata da Silone con andamento scarno, privilegiando i contrasti morali e di pensiero. Nel quadro delle dispute tra due mondi forse inconciliabili – perno letterario dell’opera – Silone delinea un contorno umano ‘esemplare’, vivo e schietto, fatto di popolo, di uomini e di chiesa, di sogni terreni e di bisogni spirituali, di nefandezza e poesia, di ottusità e di spiritualità, elementi tutti che entrano in gioco nella vicenda umana e religiosa di S. Celestino e accompagnano l’uomo Pietro Angelerio nelle sue scelte, e che diventano quindi il fulcro teatrale dell’opera messa in scena dal Teatro Lanciavicchio.
Un importante impegno produttivo per il teatro Lanciavicchio: con musiche originali ed eseguite dal vivo dal compositore, un cast di otto attori provenienti dalla regione Abruzzo, un impianto scenografico imponente ma modulare (tale da adattarsi ai diversi spazi quali grandi teatri e chiese), costumi che evidenziano il contrasto tra lo sfarzo della chiesa secolare e il voto di povertà dei frati francescani.
Ed un grande confronto artistico: un autore come Ignazio Silone così importante per la nostra terra e per la nostra storia teatrale; un personaggio storico come Celestino V, ancora così vivo nel suo esempio sia per i credenti che per i non credenti; un testo teatrale complesso e denso che ha alla base interrogativi e problematiche molto attuali e che data la complessità dell’opera è stato messo inscena integralmente rare volte.
con Matteo Auciello, Michele Di Conzo, Stefania Evandro,
Giuseppe Morgante, Alberto Santucci, Rita Scognamiglio, Giacomo Vallozza
costumi Chiara Curci, Scenotecnica Lanciavicchio
scenografia Ivan Medici, Scenotecnica Lanciavicchio
musiche composte ed eseguite dal vivo M° Giuseppe Morgante
fotografie Lessys
organizzazione Maurizio Sacchetto
drammaturgia scenica Stefania Evandro, Antonio Silvagni
regia Antonio Silvagni
TANTA ROBA!!